
Il maiale a Norcia? Poco, ma brado
L'arte della norcineria: una storia di famiglia
Lo ammetto, sono una cittadina, e l'idea di vinificazione con cui sono cresciuta assomiglia molto a quella che descrive Carducci, con i suoi tini sparsi per il borgo, pieni di mosto profumato, a ribollire in pace. Come negli altri settori dell'agricoltura e della trasformazione, anche per il vino la sempre maggiore conoscenza dei processi chimici e fisici ha portato innovazione, tecniche e metodi diversi, nuovi ingredienti. L'obiettivo è, com'è prevedibile, imprenditoriale: ottenere un prodotto stabile, di sicura resa, che piaccia al pubblico e si venda (il più possibile). Non basterebbe un articolo per dare una definizione di vino naturale, e probabilmente il risultato non sarebbe ancora esaustivo e tantomeno condiviso. Elena spiega subito la frase, con quella cadenza piacentina tutta femminile che riconosco familiare e adoro immediatamente: "Interpretare vuol dire sempre metterci del proprio. Invece il territorio va capito, va vissuto." La tenuta La Stoppa è infatti in Val Trebbiola, una minuscola valle stretta tra le più famose Val Trebbia e Val Nure, in provincia di Piacenza. La scelta, innanzitutto, di trattare con cura la terra, evitando l'uso di sostanze chimiche e di pratiche tese a massimizzare la resa delle viti a discapito del loro benessere. Parlando con Elena e Giulio capiamo che fare vino naturale non significa seguire ottusamente la tradizione, e non è nemmeno una scelta fricchettona e fondamentalista, come purtroppo spesso viene dipinta. L'anno che abbiamo nel bicchiere - mentre Elena racconta - è il 2007, una Macchiona (barbera e bonarda in parti uguali). D'altra parte, si chiede Elena: "perché qualcuno dovrebbe venire fino a Piacenza per comprare vino standard?" Giulio continua il racconto: "L'annata 2002 è stata commercializzata nel 2012. Per anni abbiamo temuto di dover buttare via tutto. Solo molto dopo, all'assaggio, ha cominciato a dare i risultati sperati". "Ora la tendenza è che il vino vada prima svestito e poi travestito, per essere riconoscibile e standard. Per piacere." Infatti, la definizione forse meglio riuscita de La Stoppa e dei suoi vini viene in realtà da una critica. Anzi, da un rifiuto. I vini, d'altra parte, sono un pò come la musica - sostiene Elena.
Ma dai tempi di "San Martino" è passato più di un secolo: per fortuna o per sfortuna, non siamo più a fine '800 e fare vino oggi può essere tutto fuorché naturale.
Ma, come spesso accade, esistono molte strade e diversi punti di vista.
E noi oggi proviamo a raccontare la strada intrapresa da una delle più famose donne del vino naturale in Italia, Elena Pantaleoni.
Noi, d'altra parte parte, amiamo poco le definizioni e molto le storie.
Perciò questa storia parla del nostro incontro con Elena e Giulio Armani, il suo agrotecnico (non chiamatelo enologo se tenete alla vostra salute!), durante una serata di degustazione da Manlio, uno dei nostri "eno-pusher" di fiducia.
La locandina dell'evento prometteva bene: "Un territorio non si interpreta, si comprende".
Ha già conquistato la nostra attenzione. Parte il racconto, sotto lo sguardo rapito di Marco che riconosce nelle parole di Elena il suo territorio.
Il terreno è argilloso, il clima caldo. Tutte ottime premesse per ottenere rossi da invecchiamento, in una provincia da cui il mercato si aspetta (e chiede) solo vini frizzanti, giovani.
Ma l'impronta originale dell'azienda era evidente fin dalla sua fondazione, nel 1800, ad opera di un avvocato, Ageno. Non era un contadino e non era di Piacenza: due fattori che l'hanno reso libero di sperimentare, di rompere gli schemi, al riparo dai condizionamenti della tradizione e dell'abitudine. Nel 1973 l'azienda è stata rilevata dalla famiglia Pantaleoni, che ha seguito le orme del suo fondatore, ha scelto cioè di fare vini riconoscibili di quel territorio.
E poi, diretta conseguenza, è arrivata la scelta del naturale.
"Noi siamo custodi di un territorio, non facciamo bottiglie di vino".
Elena mostra la saggia consapevolezza che sembra di scorgere sui volti delle foto in bianco e nero dei nostri nonni, prima che ci credessimo padroni del mondo.
"Le vigne dureranno molto più di me", ribadisce.
E il rispetto per la natura continua in cantina, dove semplicemente Elena fa il vino come ha imparato negli anni in cui l'aggiunta di additivi non era ancora una pratica diffusa (esistono oggi circa 200 additivi ammessi per legge in Italia nel processo di vinificazione...e stiamo parlando di vino di qualità, non di polverine...così, tanto per dire).
"Fare vino naturale è conseguenza della volontà di fare vini nei quali si sente il territorio".
Senza pre-condizionamenti sul risultato che si desidera ottenere. Già, perchè alla fine se comincio ad aggiungere, correggere, controllare, è perchè in testa ho già ben chiaro il mio film: mi sono già immaginato con precisione il vino che dovrò avere nel bicchiere, e quanto più il risultato si avvicinerà all'idea che mi sono fatto, tanto più avrò centrato il mio obiettivo.
Minore sarà la sorpresa, maggiore la riuscita.
Ma a La Stoppa non si parte mai con un'idea di vino in testa, ma si ascolta cosa da' il vino anno per anno.
Ha una nota ematica fortissima. Stranissimo al primo assaggio, certamente sorprende - non si fa capire subito. Al quinto sorso ci ha completamente stregato.
Elena sembra leggercelo negli occhi: "perché devo passare la vita a correggere cose che sono considerate difetti? Se per 10 anni il terreno mi da queste note, forse non sono difetti da eliminare... forse sono espressione del terroir."
E' un pò come la cotta e l'innamoramento. Ci sono vini che ti affascinano appena avvicini il naso al calice, e ti ammaliano con vestito corto e tacchi alti. Ma se ti fermi a parlarci un po', rimangono identici anche dopo il terzo bicchiere. Altri vini, invece, non ti catturano al primo sguardo, ma se ci passi insieme una serata alla fine ti ritroverai completamente cotto di loro, e avrai finito la bottiglia. Anche senza trucco e con le ballerine.
Vini che sorprendono, difficili da dimenticare.
Noi, che detestiamo lo "standard", siamo perfettamente d'accordo con lei.
Ma, paradossalmente, La Stoppa vende più all'estero che in Italia.
"Ci sono paesi che sono più abituati alle differenze, che sono predisposti ad essere sorpresi".
Noi, che in Italia possediamo un immenso patrimonio di differenze cultural-alimentari, abbiamo davvero ancora tanto da imparare.
Scegliere il naturale implica assumersi dei rischi.
D'altra parte, ci spiega Giulio: "Questa è la storia del vino. Nasce con le ossa rotte e poi prende vita, si trasforma. In bottiglia. Perché bisogna avere pazienza e non aspettarsi che il vino sia subito pronto".
Già.
Ma allora come si concilia la natura di imprenditore con la scelta di fare vino naturale?
"Ci ha portato a questa scelta più la passione di bevitore che quella di produttore. Il produttore ha sempre presente che il vino deve essere venduto" e a Giulio scappa uno sguardo sarcastico di rimprovero verso Elena, lasciando sottintendere tutta la coraggiosa irresponsabilità della loro scelta.
La Macchiona, portata in assaggio ad un ristoratore, venne rifiutata perchè giudicata non adatta al locale.
Esistono i vini di sottofondo, che non devono avere note alte o basse che distraggano dal resto.
E poi ci sono i vini di carattere, che "si sentono troppo".
Come la Macchiona della Tenuta La Stoppa.
3,80 €
3,85 €
3,30 €
6,00 €
3,80 €
3,80 €
5,60 €
44,00 €
5,50 €
5,50 €
3,80 €
19,80 €